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Da anni ormai le fiabe, li contis, sono diventate il luogo privilegiato della libertà, dove si adombrano nei simboli le realtà più atroci e le più inaspettate vie di fuga. E così, come i narratori ormai scomparsi delle contis in file della civiltà ladina, lei va nei cortili, sotto i porticati delle antiche colonie, negli atri delle scuole e nei teatri a ricreare la magia della lingua friulana, nell'energia circolare dei suoi ritmi e dei suoi suoni.
Perché è nel momento della narrazione che si attiva il transfert tra individuo e memoria collettiva e si rinnova la ritualità, ora sconsacrata, dell'identificazione.
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