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Questa è la prima monografia italiana su un autore spesso frainteso e controverso ma che sicuramente ha il suo posto tra i maggiori scrittori contemporanei. La sua opera, largamente tradotta nel mondo e anche in Italia, spazia dalla narrativa al teatro al cinema (sia come registra sia come sceneggiatore, in particolare di Falso movimento e di Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders), dando voce a una sensibilità romantica alternativa alla cultura dominante nella sua doppia versione ideologizzata e postmoderna. Con sintetiche osservazioni sui singoli testi e sulle connesse posizioni teoriche l'analisi intende ripercorrere un originale itinerario poetico che, dalla riflessione sulla struttura del linguaggio e attraverso il desiderio di una rifondazione dell'esperienza del mondo, conduce a un dissenso profondo e radicale nel panorama culturale contemporaneo. In particolare nella concezione di un'arte non subalterna a una lettura predeterminata della realtà che è tutto quel che Peter Handke rifiuta anche a costo di esporsi personalmente, come nelle recenti prese di posizione sui conflitti seguiti alla disgregazione della Iugoslavia, nel perpetuo confronto tra il mentale e il vissuto, fra il poetico e il politico, fra l'ideologia e la realtà, seguendo un suo personalissimo e autonomo percorso in cui scrittura ed esistenza coincidono.
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