olmis

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    "Era proprio brutta l'osteria dal Peck: piccola, fumosa e demodé, ma aveva conosciuto un tempo di grandi splendori che coincise con la mia infanzia.
La guerra era appena finita.
    Ripulita la casa dopo l'occupazione dei cosacchi che avevano lasciato pesanti tracce del loro soggiorno, fatti un po' di lavori di riatto per renderla più accogliente, l'osteria aveva riaperto i battenti. Risorgeva per la seconda volta dalle devastazioni delle guerre.
    Tutto era stato rimesso a nuovo: il banco, i tavoli, le sedie e sopra al lavandino in posizione strategica era stata rimessa la radio: la tanto amata aradio che negli anni di guerra aveva provveduto a collegare questo sperduto paese con altre realtà e che durante l'occupazione tedesca e cosacca era stata fatta sparire.
    Come fosse l'osteria prima della guerra non lo so. Dai resoconti di famiglia mi pare di aver capito che, sin dall'inizio del secolo, fosse un luogo di sosta frequentato dai carradori in quanto si trovava sulla strada per il Friuli. La clientela non mancava perché c'era anche il forno del pane. Il nome Peck, stando ai racconti di mia nonna, è di origine austriaca, (Peck = fornaio), ed era stato affibiato dagli emigranti che rientravano dai luoghi di lavoro in Austria.
    E panettiere o fornaio era lo strambo e insopportabile padrone dell'osteria che era molto conosciuto per i suoi famosi biscotti esse, la cui bontà era stata probabilmente mitizzata essendo i soli dolci, assieme ai fichi secchi, che in quei tempi di poca abbondanza circolavano in zona.
    Ma l'anima del commercio era sua moglie: Anuta dal Peck ..."
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