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Poesia del disagio, ma non debole, anzi forte, misurata, matura. Totalmente aliena dai tristi e incerti tempi che stiamo vivendo e, proprio per questo, assolutamente necessaria.

Non è affatto prosastica la poesia di Zoppelli, resta essenzialmente lirica. Tipiche della lirica sono la concentrazione, talvolta estrema, l'accensione, l'illuminazione. E' una poesia dello sguardo, dello sguardo fermo.

Il poeta impara dall'umanità di tutti, il suo compito, diremmo il suo servizio, è quello di distillarne un discorso, di tradurlo in una discreta melodia (si noti in queste liriche il fitto rimando delle rime interne, delle consonanze e delle assonanze).

La poesia è storia e memoria - il riferimento al saggio bejaminiano non è certo casuale -, così la cronaca famigliare si salda con quella pubblica senza soluzione di continuità.

(dalla Prefazione di Silvio Ornella)
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