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«Di Mario, che col nome di battaglia di "Spartaco" combatté tra le campagne e le paludi di quella che è oggi la Zona del Mobile e poi in quella conca di Barcis che difese fino all'estremo sacrificio, conoscevamo l'ultima parte della giovane vita, grazie alla storia del movimento partigiano in Valcellina di Mario Candotti, che ha scritto su quei momenti drammatici pagine che sconfinano nella poesia. E già prima io, essendo uno dei pochi che aveva potuto aprire, ormai tanti anni fa, il cassetto in cui mio padre custodiva gelosamente la storia della sua brigata partigiana (la "Ippolito Nievo"), ero stato attirato dalla quasi omonimia tra "Spartaco" ed il suo più giovane compagno. Poi, tanti anni dopo, di Mario Betto e dei suoi fratelli avevo potuto leggere le notizie sulle prime attività politiche nella Pordenone del primo dopoguerra, e poi sulle persecuzioni fasciste e la fuga nell'emigrazione in Francia.
Andrea Gratton era andato nel frattempo più in là, offrendo già quasi dieci anni fa una presentazione delle sue ricerche in uno spettacolo teatrale - Spartaco 44 - realizzato insieme al gruppo musicale "I fiori di Bakunin", presentato in vari luoghi del nordest. Quello che ha fatto Andrea, da vero storico, è stato ricostruire i fili delle relazioni di Mario Betto, a partire dalla famiglia catalana, di cui nessuno dei suoi compagni sapeva, o aveva avuto il tempo di ricercare.»

Gian Luigi Bettoli
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