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Il libro narra la parabola di Torre dalle prime lotte spontanee contro i "padroni del vapore" all'organizzazione del sindacato, dalla reazione fascista alla lotta contro la dittatura, fino ai quattro drammatici mesi di sciopero del 1954, quando il cotonificio fu, se non ancora chiuso, "sterilizzato" di questa sua classe operaia così antagonista ed irriducibile: quella che nel 1904 il settimanale diocesano aveva definito, con la stessa espressione dell'inquisizione medievale, una "setta di donne maniache".
Sul piano drammatico, la fantasia degli artisti riesce a riempire di contenuti gli "spazi morti" dell'azione, quelli non registrati nei documenti, dando loro soluzioni narrative coerenti. Non minore merito dell'opera è avere ricollocato in un quadro al di fuori del mito l'attivissima - ma minoritaria - figura di don Lozer, il principale antagonista del movimento operaio di Torre.
Oggi ormai il Cotonificio è chiuso da un quarto di secolo, ma sembra che la polvere di cotone giri ancora nell'aria. A costituire quell'evanescente "filo rosso" che attraversa queste terre, dall'eresia di Menocchio bruciato sul rogo all'orgoglioso spirito libertario delle migliaia di operaie ed operai di Torre, Roraigrande e Pordenone.
Gian Luigi Bettoli
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