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ISTITUTO FRIULANO PER
LA STORIA DEL MOVIMENTO
DI LIBERAZIONE

  
Sandro Forgiarini
THE AMAZING KERIS
LO STRABILIANTE KERIS
Olmis, 2023, pag. 152, 21x29,7
Euro 45,00

Il libro, 144 pagine e 164 fotografie a colori, è una sintesi delle cose principali da sapere per iniziare a capire un mondo che si rivelerà via via sempre più vasto e profondo. Da un piccolo rigagnolo iniziale si finisce in un vero e proprio oceano. Il mondo dei kris non smette mai di meravigliare e stupire per cui lo studio e la conoscenza sono senza fine. I vari capitoli guidano il lettore attraverso un percorso che inizia con alcuni cenni storici per passare poi alle varie componenti, alla forgiatura ed a tutti gli altri argomenti sottolineando la componente mistica che caratterizza il kris, sia come arma che come oggetto simbolico e rituale. Il kris richiede doti particolari per la sua costruzione e simboleggia l'anima del possessore.
Il testo è scorrevole ed adatto anche a lettori che non abbiano conoscenza alcuna di questo oggetto affasci­nante e talvolta misterioso. Certo non si può rimanere indifferenti davanti ai disegni del Pamor o alle rappresentazioni delle impugnatu­re, vere e proprie opere d'arte grazie alla maestria degli intagliatori. Il libro vuol essere quindi l'innesco per stimolare una conoscenza che non deluderà chi si avvicina con rispetto e in punta di piedi ad un mondo spe­ciale e bellissimo.

(testi inglese / italiano)
  
    
Roberto Sandron
Portogruaro _ una guida sentimentale
Olmis, 2022, pag. 164, 16x23
Euro 14,00


Dove si trova la bellezza?
Nelle grandi cose che,
come tutte le altre,
sono destinate a morire,
oppure nelle piccole cose che,
senza nessuna pretesa,
sanno incastonare nell'attimo
una gemma d'infinito?
                   
                      Muriel Barbery

Tra Livenza e Tagliamento la Venezia Orientale, dove distese sconfinate di mais si alternano a ordinati filari di vite che producono vini tipici di grande qualità, ha saputo conservare siti di elevato interesse naturalistico accanto a pregevoli testimonianze artistiche.
Capoluogo di questo vasto distretto a vocazione prevalentemente agricola, commerciale e turistica, è Portogruaro.
Città di origine medievale, ma con radici ben più antiche, adagiata lungo il fiume Lemene, circa a metà strada tra Venezia e Trieste, distante poco più di 20 chilometri da Pordenone e 50 da Udine, è un nodo strategico della comunicazione, sia stradale sia ferroviaria.
È una città che sorprende il visitatore e lo conquista. È l'esperienza che il redattore di una rivista di fine Ottocento ha così efficacemente sintetizzato: "Portogruaro è una delle città dove non dispiace trattenersi alquanto per quel suo carattere particolare che presenta e che ne rende gradito il soggiorno. Meritatamente difatti i suoi abitanti hanno fama di cortesi e cordiali, a segno che non si può mai lodarne abbastanza l'ospitalità e quell'indole schietta e ad un tempo vivace che ritrae così bene della natura veneziana."
  
   
Mario Bettoli
Storia della brigata partigiana
Ippolito Nievo A
(a cura di Gian Luigi Bettoli e Monica Emmanuelli)
Olmis, 2022, pag. 164, 16,5x23,5
Euro 15,00
Io non credo alla verità delle dichiarazioni. Questo vale per tutti, compreso il sottoscritto. Perché le dichiarazioni valgono su un piano umano, ma se non c’è la prova certa tutte le dichiarazioni sono opinioni non verità storica.
  
Con queste parole Mario Bettoli si rivolge al gruppo di giovani giunti da Venezia per intervistarlo. Parole che spesso gli si sentiva ripetere da strenuo sostenitore della Storia. Era infatti ben consapevole di quanto fragile potesse essere la memoria tramandata e soprattutto quanto facile preda di strumentalizzazioni o mistificazioni. Per questo, da vigile e attento custode della verità, si ostinava a pretendere sempre la verifica dei fatti e delle dichiarazioni.
Rispettando la sua volontà, gli autori di questo prezioso lavoro si addentrano tra le pagine dattiloscritte nel 1946 da Mario Bettoli giovane ventenne, riscontrano fatti e avvenimenti descritti facendo emergere l’importanza di un documento rimasto finora sconosciuto ai più.
Come già riportato nell’introduzione, Mario Bettoli non intendeva dare importanza alla sua storia riconducendola a sperimentazioni giovanili. E con questo stesso tono replicava a chi gli chiedeva come fosse diventato partigiano: solitamente la risposta immediata era “per sbaglio”, anche se l’espressione dialettale da lui utilizzata rendeva meglio il concetto. In realtà ciò non fa altro che confermare il tratto caratteristico di un uomo che ha sempre schivato il facile encomio personale, a favore di uno sguardo collettivo.
Il Mario Bettoli ventenne dimostra la lungimiranza e il senso di appartenenza alla comunità di chi è ben consapevole del motivo per cui è entrato a far parte della Resistenza: la volontà di costruire una società nuova che andasse a rompere quegli schemi individualistici tipici della società atomistica fascista. Quella consapevolezza, maturata già prima del suo ingresso tra i Partigiani, non lo ha mai abbandonato, guidando tutto il successivo attivismo politico: l’anticorpo all’individualismo va ricercato nel gruppo perché solo una comunità inclusiva può generare una società di persone. Ecco quindi che l’urgenza del giovane Mario Bettoli diventa quella di descrivere un contesto fatto di Nomi e Cognomi, di persone vere, di tante persone che, con grande altruismo e accomunate dalla voglia di cambiamento, hanno cercato, ognuna secondo le proprie attitudini, di fare la differenza.
Anche nel ricoprire la carica di presidente dell’Associazione Casa del Popolo ha sempre prevalso questo sguardo collettivo. Alla fine degli anni Ottanta, quando comincia il suo primo mandato, l’edificio eretto dagli operai del cotonificio veneziano all’inizio del ‘900 ha attraversato due guerre, vent’anni di dittatura fascista, un terremoto e ha assistito a tanti cambiamenti sociali e politici. Quanto basta per rendere estremamente fragile una struttura che risente comunque già del peso degli anni.
Ben consapevole dell’importanza storica della Casa del Popolo, che va ben oltre i confini del quartiere di Torre, grazie alla dedizione e all’impegno, Mario è il principale artefice della profonda ristrutturazione e rinnovamento dello storico fabbricato così come lo vediamo oggi.
Come il documento dattiloscritto del 1946, anche la ristrutturazione della Casa del Popolo ci restituisce, in un certo senso, tanti Nomi e Cognomi. Certo non visibili come quelli impressi su un foglio, ma comunque ben conservati nella memoria di quel luogo. Sono i tanti Nomi e Cognomi di quella grande comunità, fatta di donne e di uomini, che ha lottato per costruire e lasciare una società migliore, certamente diversa da quella che hanno trovato.
Degli anni in cui Mario ha presieduto l’Associazione mi piace però ricordare in particolare il suo rapporto con i giovani. La Casa del Popolo ha visto avvicendarsi decine e decine di ragazzi obiettori di coscienza per lo svolgimento di quel periodo (allora obbligatorio) alternativo alla leva militare. Parliamo di un periodo che comprende tutti gli anni Novanta fino ai primi anni duemila.
Ebbene, anche dopo aver concluso il proprio obbligo, l’appuntamento con Mario alla Casa del Popolo restava comunque un momento immancabile. Sapevi bene che l’avresti trovato in biblioteca tutti i giorni, a leggere e a commentare i suoi quotidiani. E così appena ti si presentava la possibilità, ci andavi. E intanto la Casa del Popolo si vivacizzava, nascevano nuove associazioni, si formavano gruppi, movimenti. Ma c’era anche chi voleva passare semplicemente del tempo a parlare, chi aveva bisogno di una cantina per suonare la batteria, chi di una sala prove, altri di un posto dove studiare, altri ancora di una cucina per farsi da mangiare. Ancora una volta era nata una comunità di persone.
Sarà stato quel parlare semplice, pulito e onesto, sarà stata la capacità di ascoltare senza giudicare e quella di cogliere i cambiamenti culturali della società, sarà stata la modernità delle vedute. Saranno state tutte queste cose insieme. Fatto sta che quel mezzo secolo di età che separava Mario da quella di tutti quei ragazzi scompariva immediatamente.
E poi c’erano i suoi racconti e i suoi aneddoti che avevano per protagonisti Nino, Sergio, la Bruna, la Rita, Bepi, Silvano, Luciano, Maria, Gianna, Toni, Lino, Enzo… Tutte e tutti capaci di imprese uniche e mitiche. E tu stavi li impalato ad ascoltare, in attesa di capire come si sarebbe conclusa quella storia in cui il fabbro, l’operaia tessile, il contadino, il maestro elementare, il tipografo, la sindacalista, il muratore, la prostituta, il mugnaio… avrebbe ad un certo punto tirato fuori il proprio genio contribuendo a innescare un cambiamento piccolo, ma significativo per la società.
 
                                                                                                 Andrea Fregonese
                                                                                  Presidente della Casa del Popolo di Torre
 
 
  
Antonio Capitanio
Racconti partigiani di Vittorino Trevisan (Sile)
Olmis, 2022, pag. 104, 14x22
Euro 12,00
Ebbi tra mano, ricevuto dalla vedova del fratello di Vittorino, il manoscritto del diario. Era stato compilato su due blocchi di carta intestata al Consorzio Agrario datata 1942, rosata e semitrasparente, tenuti uniti da robuste graffette compilati con una grafia che non saprei definire meglio che quasi infantile, molto chiara, larga.
Dei due blocchi originali uno non lo posseggo più: chiestomi in visione dall’amico Aldo Mori questi lo riprestò a sua volta ad uno dei partigiani nominati nel testo, che si astenne dal renderlo ad Aldo; oggi lo ritengo ormai di difficilissimo reperimento. Per fortuna, cautelativamente mi ero premurato di farne alcune copie dattiloscritte, una delle quali si trova presso il Centro Aldo Mori di Portogruaro; il testo è stato da me trascritto identico all’originale.
Il secondo blocco del manoscritto contiene per buona parte una riscrittura di Pielungo. La differenza dalla prima scrittura è unicamente di carattere formale. Evidentemente nel cominciare a compilare il secondo blocco Sile aveva l’intento di trascrivere il testo in forma più meditata e scorrevole. Ho creduto utile riproporlo per due ragioni: innanzitutto per offrire l’idea di come avrebbe potuto riuscire l’intera opera se avesse ricevuto l’ultima mano dall’autore; poi perché ho inteso editare l’intero testo di Sile, integralmente.
 
A.C.
 
  
Sandro Forgiarini
Riti e simboli del magico keris
Olmis, 2022, pag. 44, 17,5x25
Euro 15,00
Nel libro di Margareth Wiener “Visible and Invisible Realms” la definizione di kris è: “The kris is an enspirited weapon”. Il kris è un'arma con lo spirito. Per noi occidentali è un concetto difficile da capire ma per un  indonesiano i confini tra materia e spirito, fra realtà ed immaginazione, fra vivente e non vivente non sono così ben definiti e distinguibili. Penso che non ci sia al mondo un oggetto intriso di spiritualità e simbologia più del kris. Chi lo ha visto e tenuto in mano si è accorto certamente della sua diversità rispetto ad altre lame. La sua forma inconfondibile ed asimmetrica non può essere scambiata con nessun'altra. Molti degli occidentali pensano che la forma tipica del kris sia quella cosiddetta ‘fiammeggiante’. In realtà non è così, i kris a lama diritta (lurus) sono più numerosi. Ogni pezzo del kris ha una sua precisa simbologia che si manifesta nella forma, dimensioni, disegno, lavorazioni della lama e prosegue poi anche nell'impugnatura e nel fodero. Chi ha il compito di costruire il kris è una persona speciale, dotata non solo di grande abilità tecnica ma anche di spiritualità senza la quale il kris sarebbe solo un bel pezzo di metallo lavorato. Le origini del kris sono molto lontane, non ben definite. Nasce come oggetto da offrire alla divinità alla fine di cerimonie religiose. Era costituito da un solo pezzo di metallo con impugnatura integrale con la lama di piccole dimensioni, circa 20 cm in totale, e si chiamava Sajen, cioè preghiera, offerta. Alla fine della cerimonia veniva sepolto. In seguito la forma della lama si è evoluta e nel 1200 circa si inizia ad intravedere una lama con base asimmetrica ed impugnatura antropomorfa che rappresenta lo spirito degli antenati. Successivamente compare una variazione con l'apposizione di una barra metallica trasversale alla base della lama con funzione di guardia ed attraversata dal codolo su cui veniva fissata l'impugnatura. Questa è ancora oggi la versione definitiva del kris, pur con innumerevoli variazioni.
        


AA.VV.
Storia contemporanea in Friuli n. 51
I.F.S.M.L., 2021, pag. 304, 17x24
Euro 15,00
Storia nazionale

A cento anni dalla nascita del Partito comunista italiano _ a cura di Claudio Natoli

Alexander Höbel _ Fascismo, antifascismo, Resistenza nella storia del Pci
Claudio Natoli _ Il Pci nella costruzione della democrazia repubblicana
Aldo Agosti _ L’internazionalismo dei comunisti italiani
Albertina Vittoria _ Intellettuali e Pci dal secondo dopoguerra agli anni Settanta
Guido Liguori _ L’ultimo Berlinguer: rinnovare il Pci nel passaggio d’epoca della globalizzazione

Giovanni Costenaro _ L’Africa per salvare l’Europa? - I progetti di cooperazione economica nelle colonie durante l’appeasement
Alessandro Baù _ Gian Dàuli editore: idee, speranze, fallimenti 1921-1945
Alessandro Massignani / Il 6° reggimento alpini e il battaglione Bassano nella Grande guerra - Organizzazione, operazioni, condizioni di vita

Storia regionale

Antifascismo, europeismo, politiche per la montagna. Romano Marchetti

Denis Baron _ Introduzione
Laura Matelda Puppini _ Romano Marchetti mazziniano e partigiano
Claudio Lorenzini _ Ancora su periferie di periferie - Premesse di legami fra montagna ed Europa in Romano Marchetti
Andrea Zannini _ Antifascismo ed europeismo: lo snodo del dopoguerra
Sandro Menegon _ Libertà, professionalità e lungimiranza - Romano Marchetti, agronomo nella Carnia del secondo dopoguerra (1945-1954)
Luca Marin _ L’archivio Romano Marchetti: prime ricognizioni
Romano Marchetti: materiali per una bibliografia _ a cura di Denis Baron, Anna Di Qual, Claudio Lorenzini

Storiografia

Denis Baron, Alessandro Faè _ Studi e ricerche sul Friuli nell’età contemporanea. Le pubblicazioni del 2020


   

giovanni pietro nimis / autobiografia di una ricostruzione
dino pezzetta / terrae motus / olmis
gianfrancesco gubiani / l'orto senza veleni / olmis
gianluigi bettoli / il volto nascosto dello sviluppo

olmis di claudio marchetti _ via andervolti 23 - 33010 osoppo / ud _ p.iva 01694040302
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